Viticoltura in India

Vengono evidenziate le principali regioni vinicole dell'India. A nord si trovano il Kashmir e il Punjab. A sud (in senso orario da nord) si trovano Maharashtra, Andhra Pradesh, Tamil Nadu, Karnataka e Goa.

Il settore della viticoltura in India è piccolo ma in crescita; il consumo pro capite annuale di vino nel paese è di soli 9 millilitri, circa 1/8000 di quello della Francia.[1] La ragione principale di ciò può essere attribuita al fatto che la preferenza degli indiani per i superalcolici e la birra vanta quasi il 98% della quota di mercato, mentre il vino con un basso grado alcolico ha solo il 2% della quota di mercato.[2] La viticoltura in India ha una lunga storia, che risale all'epoca della civiltà della valle dell'Indo, quando si pensa che le viti siano state introdotte dalla Persia. La vinificazione è esistita per gran parte della storia dell'India, ma è stata particolarmente incoraggiata durante il periodo della colonizzazione portoghese e britannica del subcontinente. La fine del XIX secolo vide la fillossera prendere il suo tributo sull'industria vinicola indiana, seguita dall'opinione religiosa e pubblica che si spostava verso il proibizionismo. In seguito all'indipendenza del paese dall'Impero britannico, il governo indiano incoraggiò i vigneti a convertirsi alla produzione di uva da tavola e uvetta. Negli anni '80 e '90 si è verificata una ripresa dell'industria del vino indiana, poiché le influenze internazionali e la crescente classe media hanno iniziato ad aumentare la domanda della bevanda. A cavallo del XXI secolo, la domanda aumentava a un tasso del 20-30% all'anno. La città di Nashik nello stato federato del Maharashtra, è chiamata la "Capitale del vino dell'India".[3]

  1. ^ The average Indian wine drinker can’t tell a Cabernet Sauvignon from a Sauvignon blanc
  2. ^ Indians love hard liquor, shun wine
  3. ^ J. Robinson (ed) "The Oxford Companion to Wine" Third Edition pg 355-356 Oxford University Press 2006 ISBN 0-19-860990-6

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